Eleonora Pinzuti: «Gender studies contro l’omofobia»

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L’intervista all’attivista, studiosa e poeta. «Non conosco libertà che non sia stata affermata a gran voce». Dalla letteratura gay e lesbica alle pari opportunità

La mia lunga chiacchierata con Eleonora Pinzutipoeta, studiosa di gender studies, attivista e project manager nell’ambito delle pari opportunità, inizia un sabato pomeriggio di inizio agosto. La temperatura è torrida, ci ripariamo dall’afa restando in casa, lei a Firenze, io a Camogli, incollate al cellulare.

La contatto perché mi interessano la sua cultura – è Dottoressa di Ricerca in Italianistica – i suoi studi di genere e letteratura gay e lesbica. I nostri discorsi non si esauriscono in quell’unico colloquio. Continuano a settembre e parliamo un po’ di tutto, persino di fotografia. Soprattutto, ridiamo molto. Scopro e apprezzo il suo modo di affrontare temi seri e importanti, oggetti di studio e pratica continua, con creatività positiva e intelligente ironia.

A proposito di letteratura gay e lesbica, analizzo con Pinzuti la situazione attuale.

«Innanzitutto quando si parla di letteratura gay e lesbica in Italia, si affronta una sorta di tabù intellettuale. Soprattutto in campo accademico e scolastico dove, ancora oggi, sussistono difficoltà di approccio nell’accogliere la produzione queer, o corsi di letteratura gay e lesbica. Questo va a discapito non solo della conoscenza letteraria in quanto tale, ma anche di tutto quel sapere, definito e ben analizzabile, che i soggetti LGBTQI (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, queer, intersessuali) hanno prodotto nel corso dei secoli e di cui sarebbe necessaria una vera e propria organizzazione. Ho dedicato a questo tema parecchi studi perché resto convinta che uno dei modi per combattere l’omonegatività radicata nella società italiana consista nello studio e nella divulgazione scolastica di autori gay o lesbiche correttamente interpretati e presentati. Il testo è un agone e, al tempo stesso, un ponte: è uno dei mezzi più efficaci per comprendere le differenze, ci sono studi ormai chiari in proposito anche nell’ambito psicologico».

Mi incuriosisce sapere come le autrici lesbiche percepiscano se stesse in ambito intellettuale, perché spesso non amano definirsi tali, come fosse una limitazione.

«La vivono come limitazione solo se interpretano l’aggettivo “lesbica” come minorizzante, aggravato dal fatto che ancora non c’è – continua Eleonora – piena legittimazione sociale, nonostante la recente filmografia e gli sforzi delle attiviste. E poi per l’evidente mancanza di un numero sufficiente di poete che narrino, in modo chiaro ed esplicito, l’amore per una donna a livelli esteticamente e stilisticamente alti. Brane Mozetic, – scrittore, poeta ed editore sloveno – sta curando un’antologia della poesia lesbica europea. Il fatto che vi compaiono due sole poete italiane, una delle quali la sottoscritta, la dice lunga sulla nostra arretratezza e sulle paure soggettive. Se non c’è una società inclusiva e davvero paritaria, l’immaginario viene silenziato. Diversamente, in Inghilterra o in America vi sono oramai importantissime poete lesbiche, da decenni».

Ma se definirsi lesbica appare limitante dalle stesse autrici, non si corre il rischio contrario, cioè di creare inconsci muri mentali a discapito della propria opera?
«Ovviamente non posso parlare per altre – mi risponde Eleonora Pinzuti – ma, personalmente, mi sento una poeta e una poeta lesbicaIl cosiddetto orientamento sessuale è legato a doppio filo alla mia esperienza di donna, di soggetto storico e alla mia visione emotiva, politica e culturale. Percepisco l’aggettivazione come un’ulteriore specifica nella mia opera, essenziale per comprendermi. Certo, nessuno si dichiara “scrittrice o scrittore eterosessuale” ma solo perché la norma, essendo immanente, non deve definirsi. Del resto, ci sono scrittori cattolici, ermetici, neoavanguardisti, mitteleruropei, postcoloniali e, ovviamente, tanti altri. Sono caratterizzazioni che riguardano la tematica trattata, lo sguardo di selezione scelto, le interpretazioni critiche. Infine, resta inteso chi ha talento parla, semplicemente, a tutti».

Chiedo, quindi, alla nostra poeta se le case editrici trattino diversamente la narrativa gay da quella lesbica e come, in tutto questo, si collochi la poesia.

«La letteratura gay è un canone letterario di primaria importanza, tematicamente riconoscibile che, per esempio in poesia, parte da Saba per arrivare felicemente a Franco Buffoni, recente vincitore del Premio Viareggio-Rèpaci 2015. Quindi, la poesia gay ha una ricchezza senz’altro maggiore e ciò facilita il lavoro delle case editrici. Ma, per quel che riguarda la mia esperienza, non ho mai percepito nessuna preclusione, diversamente da un certo mondo accademico».

Chiedo a Eleonora Pinzuti la sua opinione sull’uso dei termini corretti, sia per le donne e le loro professionalità, che in ambito Lgbtqi.

«Credo da sempre all’importanza della nominalizzazione, non in quanto tale ma strumentalmente: nominare è esistere. Sono fermamente convinta che certe libertà si affermino anche attraverso l’uso della lingua, attraverso la dicibilità. Resta importante, dunque, dire di sé e anche nominare al femminile le professioni sottraendosi a un universalismo maschile ancora imperante. Non conosco libertà che, prima di divenire ovvia, non sia stata affermata a gran voce».

A febbraio 2016 uscirà il suo primo libro di poesie, Con Figure. «Ho atteso molto a pubblicare il primo libro, sottraendomi a lungo a offerte generose. Aspettavo che lo stile fosse maturo, che la mia concezione stilistica fosse all’altezza del lettore. Con Figure ha inoltre una storia particolare: il libro fu cancellato da un virus informatico nel 2013, e l’ho dovuto riscrivere a memoria. Lo amo molto forse perché è, in qualche modo, nato due volte: c’è ed esiste nonostante. Sono camei, ritratti delle figure che hanno attraversato la mia vita, delle donne che ho amato, di personaggi storici o reali che mi hanno regalato molto, di eventi che mi hanno segnato. Una parte si intitola, non a caso, Fatae, termine latino che significa destini ma che rimanda alle fate dell’infanzia e racchiude il mio amore per tante donne, a livelli diversi. È dunque anche un roman, una biografia per raffigurazioni che racconta di amore, di morte, e del senso profondo di esserci qui e ora, in una lingua aulica e al tempo stesso quotidiana. Alcuni testi del libro hanno vinto a Luglio il primo premio del Premio Nazionale Poesia di Strada. Altri, dedicati a una donna simbolo di desiderio, sono comparsi come anteprima questo mese di Ottobre in Poesia. Rivista internazionale di cultura poetica».

Un’ultima domanda. La più importante. Eleonora è felice? «Ti rispondo con una poesia tratta dal libro, che si intitola Felicitas: La felicità, per essere vera, /deve avere un’aria distratta./ Essere lieve. Facile/ come quando bevi l’acqua».[/fusion_text][/fusion_builder_column][fusion_builder_column type=”2_5″ last=”yes” spacing=”yes” center_content=”no” hide_on_mobile=”no” background_color=”” background_image=”” background_repeat=”no-repeat” background_position=”left top” border_position=”all” border_size=”0px” border_color=”” border_style=”” padding=”” margin_top=”” margin_bottom=”” animation_type=”” animation_direction=”” animation_speed=”0.1″ class=”” id=””][fusion_imageframe lightbox=”no” lightbox_image=”” style_type=”bottomshadow” hover_type=”zoomin” bordercolor=”” bordersize=”0px” borderradius=”0″ stylecolor=”” align=”center” link=”” linktarget=”_self” animation_type=”0″ animation_direction=”down” animation_speed=”0.1″ hide_on_mobile=”no” class=”” id=””] [/fusion_imageframe][/fusion_builder_column][/fusion_builder_row][/fusion_builder_container]

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